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Montorio nei Frentani

 
M’ntorie
E’ così che suona, più o meno, in dialetto, il nome del paese.
Nei Frentani viene pretermesso, è la forma aulica, che usano solo quelli, che spesso non sono del paese ma vi passano le vacanze o qualche giorno; è il nome completo, scritto nelle carte geografiche e nei certificati di nascita.
M’ntorie viene usato anche dagli abitanti dei paesi vicini per indicare il paese, bello ed ameno, un vero paese, piccolo, oramai con pochissimi abitanti, poco più di seicento, che in estate diventano molti di più, per un mese o giù di lì. L’aria è buona e non fa mai veramente troppo caldo, come a Rotello o a Santa Croce, quasi una città al confronto o a Larino quasi una metropoli. E’ un posto da visitare, dove passare e fermarsi, per capire cosa è un paese vero, arroccato intorno alla chiesa, con delle mura e delle torri medievali ancora distinguibili agevolmente. La sera si vede il cielo stellato e tanti paesi attorno e di giorno si vede il Gargano e le isole, le Tremiti, che forse nemmeno da Termoli si vedono così bene e ci si accorge che solo per un caso sono della provincia di Foggia.
Scriverne al computer sembra quasi fuori luogo.
La mia infanzia è passata in gran parte lì ed è nelle sue campagne che ho imparato a non avere paura degli animali, dei cani, dei cavalli, delle mucche, dei tacchini (i vicc’, in dialetto). Si mangiavano i gelsi, rossi o verdi, sugli alberi intorno. D’estate la campagna di notte è un tripudio di fuochi di stoppie, talvolta tutta la notte e si sentono i trattori che arano i campi, dopo la mietitura. Ad agosto si mangiano le tolle (pannocchie), lesse, qualche volta arrosto. Si vedono i fuochi d’artificio delle feste di Montelongo, di Rotello, di Santa Croce e perfino di Termoli, l’incendio del castello. Una volta M’ntorie aveva una banda, ed i suoi bagnanti erano noti su tutto il litorale come quelli che andavano al mare per un giorno, dalla mattina alla sera, i “bagnanti di M’ntorie”, appunto.
D’inverno ci nevica e per allontanarsi bisogna aspettare che sgombrino le uniche due strade, disastrate, che vi ci portano, e nella pianura quasi nemmeno ha nevicato, “iè n’at munn”, è un altro mondo.
Ora quasi non ci vado più, troppi ricordi di giorni felici che non mi riesce più di vivere e che, forse, non possono essere rivissuti, ed io non sono nemmeno di lì, di M’ntorie.
Vi ho solo passato giorni, settimane, mesi.

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