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Campolieto.
Campo lieto, ovvero gioia, sogno, attesa di una scelta di mamma e papà
per la gita domenicale estiva per questo posto esclusivo: la pineta della
stazione di Campolieto. Altro che Disneyland! Era lì che io pregavo
non so chi perché i miei genitori, i loro amici, e mio fratello
e mia sorella, decidessero di andare, mentre io, piccolo “ultimo”
rassegnato e compiacente, aspettavo, trepidante, che la scelta cadesse
su quel posto meraviglioso.
Un posto meraviglioso, sì, con punte di avventura: una strada piena
di curve, di sole, di parole, da percorrere a bordo di una “850”,
naturalmente sul sedile posteriore; oppure, quando il destino mi baciava,
da poter raggiungere su una littorina marrone, lenta, severa, sicura e
rassicurante, con quel suo rumore continuo, con le sue “modulazioni”
precisamente legate alle curve, ai cambi di pendenza , al passaggio in
una galleria.
E alla fine, la visione: il passaggio a livello, quegli alberi, alti e
ospitali, a fianco della stazione e dei suoi binari, una casetta e qualche
piccola giostra, aghi di pino, pigne, aria fresca, un po’ di vento,
che mescolava questi odori “selvaggi” a quello del legno dei
binari, perfino del carbone di qualche locomotiva a vapore che vi transitava,
e a quello di lasagne, cannelloni, cotolette, gazzose e aranciate, una
cinepresa 8 millimetri, che immortalava sulla celluloide la pienezza di
questo posto e di ciò che vi avveniva.
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