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A
Casacalenda ho incontrato la donna della mia vita. Era una domenica di
sole e c’era già la promessa di una specie di festa. Si trattava
infatti di andare in una riserva naturale in compagnia di persone sconosciute,
per imparare ad usare l’acquerello. Arrivai un po’ tardi e
mi inoltrai nel bosco profumato di maggio, senza sapere esattamente dove
andare. A pochi metri, davanti a me, scorsi una persona. Era lei, ma io
non lo sapevo. Però ebbi l’ardire di chiederle se anche lei
avesse la stessa meta e sapesse come arrivarci. Si volse, mi sorrise e
mi rispose di sì. Poi continuò a camminare pacatamente,
con l’aria di chi si sta godendo ogni passo in quella profusione
di bellezza. Così la riconobbi.
Arrivammo in silenzio troppo presto, e lì ci unimmo al gruppo che
già lavorava, in una radura ricolma di farfalle danzanti su mille
fiori profumati. Lei era a suo agio, conosceva gli organizzatori e con
loro parlava ogni tanto, sorridendo, tenendosi tuttavia semplice e misurata,
mentre disegnava farfalle. Anch’io mi divertii moltissimo a dipingere
una grande e coloratissima farfalla, scherzando coi vicini e gettandole
talvolta uno sguardo discreto.
Ci risalutammo alla fine, di sfuggita, e non l’ho mai più
rivista. La farfalla l’ho regalata.
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