Gli
Orizzonti
Questa serie di paesaggi è nata nell'estate del 2004,
in quel periodo dell'anno, a ridosso della mietitura, che dalle nostre
parti avviene all'inizio di luglio. É il tempo che il grano,
di notte, alla luce della luna piena, sembra splendere di una luce
argentata e il contrasto con la vegetazione di colore verde scuro
si fa più evidente, delineando strutture e composizioni apparentemente
definite e coerenti.Alla nascita di questa serie contribuisce, soprattutto nella
scelta di un soggetto così astratto e indefinito, l’esigenza
di compiere una attività il più possibile lontana dal
tempo alienato e anaffettivo del lavoro salariato.1) In primo luogo persisteva l'idea di dipingere paesaggi
molisani dal vero. Successivamente fu individuato il tema, che avrebbe
avuto l’orizzonte come
costante, e più esattamente un breve segmento
di esso, posto a distanza media, così da potersi agevolmente
distinguere gli appezzamenti delle diverse colture e le sagome degli
alberi singoli;
2) La tecnica usata, i colori acrilici su carta per acquerello;
3) La struttura compositiva ottimale avrebbe previsto la predominanza
della terra rispetto al cielo, in un rapporto indicativo 3:1;
4) Lo stile avrebbe emulato lo spirito di chi, a cavallo del '900,
oscillava costantemente tra vero ed astrazione (Monet, Cezanne, fino
a Kandinskij, Klee, ecc.), con l'impegno a mantenere, in ogni singola
opera, un intervallo cromatico abbastanza ristretto, inclinando quasi
alla monocromia. Tali regole in realtà non furono mai completamente
rispettate, e comunque mai tutte insieme. Tranne l'ultima, quella
cioè di disporsi, nell'atto del dipingere, con un atteggiamento
il più possibile giocoso, ad una leggerezza quasi impressionistica,
così da aprirsi all'improvvisazione e alla bellezza fugace
della natura.
In questo si risolse il rigore: nel riuscire, in quegli
stessi spazi in cui normalmente trascorreva ignara e sorda la vita,
a individuare un piccolo frammento del mondo che potesse guidare verso
l'equilibrio, l'armonia, ma anche verso la trasparenza e infine la
dissoluzione.
Fu una specie di corso estivo di attenzione, sensibilità, gusto,
delicatezza. Insomma di cura per tutto quell'insieme di competenze
che oggi sembrano cadute in disgrazia e che invece sono forse le sole
qualità umane che ci possono aiutare ad apprezzarla e rispettarla
la vita, nostra e altrui. Nel suo perenne mutare, nel suo struggente
e fuggevole splendore.