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Stavolta
scrivere una breve introduzione al lavoro svolto nell’anno
passato è un compito più difficile del solito.
Il riferimento tematico ad un soggetto così squisitamente
scientifico come la rappresentazione dell’Universo mi
costringe ad ammettere subito e in primo luogo l’assoluta
distanza da ogni velleità di illustrazione oggettiva,
anche minimamente realistica o didascalica. |
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Insomma
qui si parla (si dipinge) di cose sconosciute, che semplicemente
hanno colpito l’immaginazione mediante materiali alla
portata di tutti: giornali, riviste, programmi televisivi di
divulgazione, qualche piccola ricerca in rete, atlanti sommari. |
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Tuttavia,
anche solo l’eco lontana di quello che nei tempi recenti
è l’ambito di studio degli scienziati di tutto
il mondo, basta a generare nelle menti semplici di cui faccio
parte una smisurata meraviglia di fronte alla bellezza e alla
complessità che consegue alla semplice contemplazione
del cielo stellato. Con l’ausilio di strumenti sempre
più sofisticati l’umanità va scoprendo che
quello che a noi appare come un immenso vuoto costellato di
lontanissimi mondi, in realtà è lo spazio di azione
di una specie di musica sottile che tutto pervade, la quale
invece che in suoni si concretizza in una sconvolgente varietà
di forme di esistenza. Immani e sovrumane. |
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Buchi
Neri, Raggi Gamma, Quasar, Onde Gravitazionali. Neutrini, Quanti,
Muoni, Antimateria. Energia Oscura, Materia Oscura. Forza di
Interazione Debole, Teoria delle Stringhe. Solo a nominare qualcuno
dei termini usati in questi contesti scientifici si prova uno
speciale smarrimento, come se ormai la cognizione del creato
si fosse spostata davvero in qualche grado più alto di
esistenza, dove nessuno dei comuni mortali potrà più
accedere per i secoli a venire. |
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Poi
si scopre che lo stesso smarrimento, ben più motivato
ovviamente, pervade gli stessi scienziati ricercatori, ancora
sospesi nell’ambito di complicate teorie, per quanto sempre
più affascinanti e poetiche, volte a spiegare l’incredibile
complessità dell’Universo. Ma il mistero resta
ancora celato. |
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Non
so dire altro. Aggiungo solo che quel poco che ho a malapena
intuito ho cercato di trasfigurarlo in immagini, sicuramente
ingenue e primitive, che tuttavia rivelano il desiderio di usare
la pittura, e la bellezza di cui essa si fa portatrice, come
strumento di più facile immediatezza per avvicinarsi
minimamente a concetti e pensieri di persone come noi che però,
nel nostro tempo, viaggiano in territori sconosciuti. |
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Sono
immagini, come dicevo, in parte basate sulle tante che vengono
continuamente divulgate dai media, in parte su una sola semplice
nozione, che mi pare di avere afferrato: che l’Universo
in realtà conserva una densità pressoché
costante, intriso di quella che noi chiamiamo materia visibile
come se questa ne fosse una sottile intelaiatura che lentamente
si espande, sospesa in un medium quasi organico, ovunque vibrante
e pulsante, in cui lo Spazio e il Tempo fluiscono l’uno
nell’altro in arabeschi inestricabili, insieme ad altre
Sorelle e Fratelli che nemmeno sappiamo immaginare. |
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Da
lassù, essi ci invitano ad alzare ogni tanto lo sguardo
per smettere di pensare alle nostre miserie e a ricordare che
siamo composti di quelle stesse sostanze di cui sono fatte le
Stelle: siamo anche noi scintille, meteore che brillano un istante
e muoiono, inseguendosi in un eterno Natale. |
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