Rughe. I ritratti del 2014. Mi confronto con il genere dei ritratti da vari anni, come attestano anche le due serie già dedicate al tema in questo sito ( ritratti e siamo noi). Senza contare le centinaia di schizzi, a conoscenti ed amici, disegnati con i pastelli ad olio nelle più svariate occasioni. Pertanto, la serie di Rughe, dipinta tra gennaio e giugno 2014, arriva a proseguire un'abitudine consolidata nel tempo. A differenza dell’usuale impostazione stilistica utilizzata nelle occasioni passate, espressionista o comunque fortemente sintetica, la serie attuale cerca invece di riferirsi più direttamente alla rappresentazione realistica, anche se in modo allusivo o simbolico. La differenza d’impostazione formale si è resa necessaria in quanto la spinta alla loro realizzazione è stata generata dalla lettura di un libro, “La Forza del Carattere” di James Hillman, che tratta specificamente del tema della vecchiaia; da qui, Rughe. E le rughe alludono alla pelle, alla sua più minuta tessitura, ad uno sguardo più attento e indagatore, che richiede, appunto, più oggettività, in definitiva un maggiore realismo (almeno apparente).
Nel libro, che consiglio ad ogni persona di leggere (ma soprattutto a chi ha superato i vent’anni), sono affrontati i principali motivi della maturità umana, con tutti i suoi conflitti, le fatiche e le inevitabili angosce di chi percepisce un generale ridimensionamento della propria forza vitale. In questo libro è molto presente, tra gli altri, il tema del “volto”, sul quale, nel tempo, si disegnano i pensieri delle persone che lo hanno in dote. Lungi dal voler indurre a trascurare o eludere il difficile percorso di accettazione delle trasformazioni indotte dal tempo, Hillman ci insegna, al contrario, a considerare i volti segnati come vere e proprie epifanie di senso, che le esperienze hanno donato alla vita. Da qui, l’esortazione ad accettare le rughe come benvenute e a considerarle come una delle vie migliori per incontrare l'essenza della propria vita mortale.
Fatta questa breve premessa, è evidente che la serie è nata con il preciso intento di narrare delle storie, in questo caso quelle che si tracciano sui volti delle persone con i segni del tempo. Inizialmente avevo immaginato di realizzare solo ritratti dal vero, partendo da foto scattate alle persone che conoscevo o incontravo, ma, alla fine, pur permanendo questo intento, ha preso il sopravvento il gusto di lasciare emergere, quasi con il metodo della scrittura automatica surrealista, volti casuali generati sostanzialmente dall’impostazione ogni volta diversa della base cromatica. Riguardo a tale scelta va segnalato anche un altro riferimento assai presente in questo periodo della mia vita, cioè l’Alchimia, intesa, sulla scorta di Jung, come rappresentazione simbolica dei processi della Psiche. Nel suo campo, infatti, i colori alludono a precisi stati mentali, ma anche a vere e proprie trasformazioni della mente, del corpo, della psiche. Così come la trasformazione della carne ad opera dei segni del tempo è senz'altro in relazione con la tortura che l'adepto infligge alla Prima Materia perché da essa ne scaturisca la quintessenza finale. In definitiva, senza voler approfondire a parole ciò che un artista è meglio che tratti con gli strumenti che gli sono più propri, ogni volto nasce da un colore, e in quel colore vive, invecchia e diventa definitivamente persona. Pur senza sapere a chi possano riferirsi davvero, quei volti rimandano a delle storie possibili, la cui trama si diparte dalle esperienze che tutti noi siamo chiamati a sostenere: le fatiche, gli affetti, le delusioni, la rabbia e la ricerca incessante di un difficile equilibrio nel vivere. Ecco perché, anche nei ritratti scaturiti dal casuale mescolarsi dei colori, sembra di ravvisare un volto conosciuto o un parente. È il modo simile in cui si tracciano nella carne le esperienze comuni che ce li rende così familiari. Più gli anni passano, e più le stesse linee si fanno nitide anche nel volto che contempliamo allo specchio, man mano che, su di esso, insieme al nostro personale e misterioso destino, si disegna quello di chi è già vissuto e vivrà nel futuro, come noi, da essere umano. |
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